"Per il borgo di Batz!"



Nella Bretagna di Testa di Pietra e di Piccolo Flocco, gli inseparabili (e loquaci) compagni d’avventure del ciclo “I corsari delle Bermude”

«Noi bretoni abbiamo la testa dura!».
«Testa di Pietra!», esclameranno a questo punto gli appassionati di Salgari al ricordo del mastro cannoniere della corvetta Tuonante che, spalleggiato dal giovane gabbiere Piccolo Flocco, riempie delle sue schermaglie verbali e delle sue avventure la trilogia dei Corsari delle Bermude. Invece no: è una frase pronunciata dall’imprenditore e produttore televisivo francese Vincent Bolloré, oggi considerato uno degli uomini più ricchi del mondo. A conferma che Salgari non aveva errato, affibbiando ai figli della Bretagna, questo vasto promontorio sulla Manica abitato in antico da genti celtiche e orlato di coste granitiche, la qualifica di teste dure.

Testa di Pietra e basta, così chiamato «perché noi bretoni – dichiara con orgoglio il personaggio – abbiamo le zucche dure come le nostre montagne. Quando noi montiamo all’abbordaggio, lavorano più le nostre teste che le nostre sciabole». Ne è conferma la brutta fine fatta dall’incauto albatros che ha provato a spaccargli la scatola cranica con una possente beccata.
Del pittoresco marinaio del capitano Mac-Lellan, corsaro al servizio della causa d’indipendenza americana (1775-1783), è ben noto l’attaccamento al proprio villaggio natio del Nord della Francia vicino all’Atlantico, così lontano dallo scenario delle sue imprese, attaccamento espresso dalla frequente esclamazione «Per il borgo di Batz!».

Già, ma dove si trova di preciso questo borgo di Batz che Salgari non ha mai pensato a descriverci? È appunto l’argomento del presente itinerario.

Situato nella penisola di Guérande (dipartimento della Loira Atlantica), tra l’oceano immenso e immense distese di saline, Bourg de Batz forma assieme ad altri quattro villaggi Batz-sur-Mer, con una popolazione di circa quattromila abitanti che d’estate possono arrivare a 20 mila. Spicca al centro dell’abitato dalle bianche case di granito, ergendosi sul paesaggio piatto, la bella chiesa di Saint-Guénolé in stile gotico: risale al XV-XVI secolo. Più recente invece, del 1677, è la torre campanaria ornata di pinnacoli, che sostituì il primitivo campanile di legno colpito da un fulmine: straordinario è, nelle giornate limpide, il panorama che vi si gode dall’alto dei suoi 57 metri e che dall’isola di Noirmoutier va fino a Belle-Îsle. Nessun dubbio, per me, che sia proprio il campanile invocato da Testa di Pietra, la cui punta il buon mastro “adora” subito dopo il suo comandante.

Va precisato che Batz è anche il nome della vicina isola, posta a soli quindici minuti di barca dal porto di Roscoff, nel dipartimento di Finistère (da Finis Terrae, in capo al mondo), oggi rinomato luogo di escursioni e di vacanze: «Un giardino incantato poggiato sull’acqua… Un piccolo gioiello verdeggiante» – recitano i dépliant turistici – con dune, spiagge di sabbia bianca e di ciottoli, selvagge falesie, zone umide paludose e un mosaico di appezzamenti agricoli che producono, secondo le stagioni, cavolfiori, finocchi, insalate, carote e deliziose patate. Con i suoi circa seicento abitanti, per lo più agricoltori e pescatori, Batz è isola dal clima mite, che ha consentito la creazione, alla fine dell’Ottocento, addirittura di un giardino esotico; isola dei piaceri semplici che conserva ancora tutto il fascino del rustico (non vi sono villaggi-vacanze, club, cinema).

E visto che vi siamo vicini, non si può trascurare una visita a Roscoff: ammireremo le caratteristiche case in granito del XVI secolo raggruppate intorno alla piccola baia e, sempre di quell’epoca, la bellissima chiesa in stile tardo gotico dedicata a Notre-Dame-de-Croaz-Batz, dallo spettacolare campanile rinascimentale. Ben a ragione Testa di Pietra infiora il suo dire col frequente: «Corpo di tutti i campanili della Bretagna!».

Ed è ancora lui a citare questo importante porto sulla Manica nei suoi battibecchi con Piccolo Flocco:

- Sappi, monello, che alla tua età io facevo girare la testa a tutte le ragazze non solo di Batz, ma di Roskoff. Ne ho contate ventiquattro…
- E poi?
- Ho preferito l’odore di catrame e i colpi di mare, e le ho lasciate tutte a preparare cappotti impermeabili per i loro futuri mariti.


Per non far torto a Piccolo Flocco, pure lui bretone, ma del vicino Pouliguen, diamo un’occhiata anche a quest’altra località, che il caustico Testa di Pietra non ammetteva potesse valere quanto il suo borgo natio (forse perché sprovvista di adeguato campanile?).

Le Pouliguen, anch’esso rinomata meta di vacanzieri, si sviluppò, a partire dal XIV secolo, come un porticciolo attorno ad un braccio di mare che si ramifica nell’entroterra, via d’acqua ideale per trasportare il sale prodotto nella zona paludosa interna: quel sale che fin dall’antichità ha assicurato la prosperità della penisola di Guérande e al quale Batz-sur-Mer ha dedicato uno dei più antichi musei francesi delle tradizioni locali, ma il cui commercio internazionale è oggi diminuito di molto rispetto ad un tempo, per la concorrenza di altri Stati.

Ci congediamo così da questi luoghi e anche da Testa di Pietra, l’ultimo indimenticabile personaggio di un ciclo partorito dalla fantasia di Salgari, «figlio della vecchia Armorica, la terra delle pietre e delle teste quadre della Bretagna, quella terra che ha sempre dato alla Francia i suoi migliori marinai, i quali imbarcandosi, o per la pesca del merluzzo o per affrontare il nemico, dicono: “Navigare sempre, sopra o sotto le onde, non importa».

Oreste Paliotti


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