L'intifada del popolo filippino, nel 1896


Le stragi delle Filippine / Emilio Salgari ; tavole a colori e sovracoperta di Renzo Maggi, Milano, Antonio Vallardi Editore, 1974 - 262 p., ril., ill. colore. - (Avventure in Africa e in Oriente).


Tra il 1896 e il 1897 le Filippine conoscono un movimento indipendentista, represso nel sangue dagli spagnoli. Sono anni decisamente infausti per l'impero coloniale spagnolo.
Nel 1898 la rivolta e l'aggressione statunitense a Cuba porrà fine di fatto alla potenza coloniale spagnola - la "generazione dell'89" sarà chiamata quella generazione di intellettuali spagnoli nati attorno a quell'anno, che quarant'anni dopo daranno vita a un tipo diverso di cultura e di sensibilità: Unamuno, Azorin, Valle Inclan, Antonio Machado ecc. -, e alla perdita anche delle Filippine.
In Italia, in quegli anni, la rivolta dei fasci siciliani viene repressa (1894), mentre anche la politica coloniale italica di Crispi & C. conosce una serie di disastri.

Nel 1896 viene fucilato José Rizal, leader progressista filippino che si era battuto per l'autonomia dell'arcipelago contro il malgoverno spagnolo. Nel 1898 la rivolta si riaccende, e le Filippine riescono a proclamare l'indipendenza (2 giugno 1898): primo presidente fu Emilio Aguinaldo. Una indipendenza che durò un anno: con il Trattato di Parigi del 1899 la Spagna cedette agli Stati Uniti le Filippine. I filippini tentarono la resistenza, ma l'invasione statunitense costrinse i filippini a lasciare Manila, e il 23 marzo 1901 il presidente Aguinaldo fu catturato e costretto a giurare fedeltà a Washington.

Il romanzo di Salgari "Le stragi delle Filippine" è un istant-romace. Si parla di quello che accade negli anni 1896-97, protagonista è uno dei capi della rivolta il meticcio Romero Ruiz con accanto Hang-Tu capo dell'etnia cinese.
Diciamolo subito, non è tra i migliori romanzi scritti da Salgari, difetta di ripetizioni e della mancanza di una vera e propria "storia" autonoma. E tuttavia riesce lo stesso a fornire dati e informazioni su quel momento storico particolare delle Filippine un attimo prima che tutta la storia prendesse un altro aspetto e altri protagonisti - con l'arrivo degli Stati Uniti -.
Il gusto dell'esotico di Salgari è un gusto che si avvale di descrizioni paesaggistiche e naturalistiche, le fonti più propriamente storiche sono filtrate attraverso un occhio particolare: gli eroi che si scontrano sono eroi ottocenteschi, dominati dal senso dell'onore e della libertà romantica.
Salgari riesce a saltare qualsiasi pregiudizio razzista facendo diventare i singoli personaggi eroi ottocenteschi "europei". Così Romero è l'eroe della rivolta ma è travolto dalla passione per Teresita, figlia dello spagnolo oppressore:

"- L'amor per la patria è grande, ma il cuore che sanguina è un martirio atroce, Hang. Io maledico il giorno in cui i miei occhi incontrarono quelli di Teresita, Hang! [...].
- La patria, la libertà!... Io l'amo, questa terra che dovrebbe ormai essere nostra, e per la quale tutto ho perduto, tutto ho sacrificato; ma tu non potrai mai comprendere, Hang, quanto sia grande l'affetto mio per quella fanciulla, figlia dei nostri nemici" (p. 26).

Il romanzo è la descrizione delle battaglie che i rivoltosi ingaggiano, invano, contro l'esercito spagnolo. L'attraversamento dei territori interni delle Filippine. E l'intreccio (debole) della storia amorosa di Romero, di cui è innamorata non corrisposta la sorella di Hang, Than-Kiù, che fa da guerrigliera e segue il suo innamorato fino alla fine. Probabilmente è la fretta di scrittura uno dei motivi della debolezza d'intreccio del romanzo.
L'attenzione di Salgari è spostata altrove. Sul contesto storico, e sulle descrizioni naturalistiche, lì dove riesce meglio:

"In alto invece svolazzavano bande di kakatoe bianche col capo adorno di un pennacchio color rosa-pallido, di pappagalli dalle penne variopinte, di tortorelle verdi e di certi uccellacci chiamati calao delle foreste, mentre in riva ai torrenti, che scendevano i pendii scrosciando, si vedevano non pochi trampolieri col dorso verde, il ventre giallo e la coda azzurra, e talvolta uno di quegli strani volatili chiamati tabau, i quali hanno l'abitudine di seppellire le uova in terra, lasciando al calore del sole la cura di schiuderle, né più né meno come fanno i coccodrilli ed i caimani" (p. 196).

Salgari è grande in questa capacità di descrivere cose che non ha mai visto, ma come se facessero parte della sua esperienza.
La rivolta, e il romanzo, finiscono male - fucilazione eroica per tutti -, ma nel frattempo Salgari è riuscito a presentare al pubblico italiano dell'epoca una serie di personaggi dominati dall'onore e dall'amore per la patria, con rispetto verso i filippini - verso i quali esiste una identificazione risorgimentale - come verso gli spagnoli.


Sandro Letta
Ringrazio l'autore e la redazione della sezione "Bancarella" del sito GIRODIVITE (www.girodivite.it) per l'autorizzazione a riprodurre questo testo negli "Appunti di viaggio".


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