Le pagine perdute de ‘La Riconquista di Mompracem’



Ho letto per la prima volta ‘La Riconquista di Mompracem’ nel 1943/44 (avevo quindi circa 8 anni) nell’edizione Sonzogno degli anni 30. Non so se mi sono accorto sin dalla prima lettura del problema di cui voglio parlare, ma sicuramente l’ho notato assai presto perché mi ricordo che aveva cominciato a tormentarmi già da ragazzo.

All’inizio del capitolo XII, ‘Tigri e Leopardi’, lo yacht di Yanez è inseguito da tre cannoniere di Labuan lungo la costa del Borneo. La battaglia viene ovviamente ingaggiata risolutamente da ambo le parti e, nelle ultime righe della pagina 139 dell’edizione Sonzogno, Mati, il mastro dell’yacht, fa fuoco contro la prima cannoniera inseguitrice…..

…..e (all’inizio della pagina successiva) si appresta a sparare alla terza. Che si tiene nascosta dietro a delle scogliere (da dove sono spuntate?) che chiudono la baia (quale baia?).

Intanto Yanez attende il ritorno (ritorno? e quando se ne è andato?) di Kammamuri e della baleniera.

E’ evidente che manca qualcosa.

La spiegazione più ovvia è che sia saltato in qualche maniera ed in qualche momento un pezzo del romanzo. Ad un esame superficiale il racconto fila: Mati spara ad una cannoniera alla fine di una pagina e sta per sparare ad un’altra all’inizio della successiva, Yanez è sempre presente a sollecitarlo, etc. etc.. E quindi può essere sfuggito al correttore delle bozze che in effetti non tutto scorre liscio.

L’errore è presente in quasi tutte le edizioni successive che ho potuto consultare e cioè: l’edizione ‘popolare’ Carroccio del 1947, quella Mondadori del 1977 e quella Newton del 1998. Non c’è stato in queste alcun tentativo di correzione. Però sembra proprio che il problema sia stato notato e che qualcuno abbia cercato di fare qualcosa. Ma cosa? La soluzione adottata, almeno per quanto a mia conoscenza, sembra peggiore del male. Infatti nell’edizione Fabbri del 1976 (ed in altre) si è scelto di …. nascondere la testa sotto la sabbia. E cioè di tagliare l’intero capitolo XII e le prime due pagine del XIII (!).

E’ possibile in qualche modo ricostruire il testo scomparso? L’unico indizio è che, come ho detto, nell’edizione Sonzogno la discontinuità è presente fra la fine di una pagina e l’inizio di quella successiva. E questo mi ha portato subito a sospettare che l’incidente sia successo nell’impaginazione di questa edizione (e non che sia andata persa una parte del manoscritto originale di Salgari), quando furono saltate interamente una o più pagine. Se questo fosse stato vero sarebbe stato sufficiente recuperare il testo perduto dalla prima edizione Bemporad del 1908. Mi bastava trovarne una copia.

E una copia ho trovato qualche anno fa, non dell’originale ma della copia anastatica  fatta – credo – dall’editore Caula. L’ho sfogliata con cura e ho dovuto constatare che l’errore era presente anche lì e nella stessa posizione, cioè al cambio di pagina. Rimaneva ormai una sola speranza: prima di essere pubblicato in volume ‘La Riconquista del (non di) Mompracem’ era apparsa in inserti nella rivista ‘Il Giornalino della Domenica’, pubblicata anch’essa da Bemporad. Era certo una speranza assai flebile, considerando anche la difficoltà di trovare copia di questa pubblicazione.

Nell’Aprile del 2000 mi trovavo a Roma e, sbrigato un incarico, dovevo passare un pomeriggio in attesa di un treno. Mi sono quindi recato alla libreria dell’amico Italo Pileri, e ci siamo messi a parlare di Salgari e delle edizioni in fascicoli dei suoi libri. Per illustrare una sua affermazione il signor Pileri ha voluto far riferimento ad una di esse che aveva sottomano.

Ovviamente era ‘La Riconquista del Mompracem’!

L’ho immediatamente sfogliata. E non sono riuscito a trovare la discontinuità. Purtroppo non c’era in libreria un’altra copia dello stesso libro con la quale confrontare il testo; mi sono quindi dovuto limitare a fare delle fotocopie delle pagine sospette.

Tornato a casa ho preso in mano la mia edizione Sonzogno: la pagina 144 dell’edizione a fascicoli corrispondeva esattamente alla pagina 139 di quella Sonzogno, le pagine 145 e 146 contenevano un’illustrazione, la pagina 147…. La pagina 147 non aveva nessuna corrispondente. E nemmeno la pagina 148. Poi la serie riprendeva con la pagina 149 che era eguale alla pagina 140 della Sonzogno.

Nell’edizione a fascicoli Bemporad il racconto scorre senza grandi discontinuità: le cannoniere vengono debitamente bombardate in buon ordine, si arriva alla baia e Kammamuri viene inviato con la baleniera a trovare un’altra uscita, si continua a sparare, e così via.

Il problema era risolto.

O meglio – l’appetito si dice vien mangiando – rimaneva da confrontare interamente l’edizione in fascicoli con quella in volume; in fondo ‘La Riconquista di Mompracem’ è conosciuto come uno dei romanzi più disastrati tra tutti quelli di Salgari: che ci fossero altri errori? Purtroppo non avevo pensato a farmi prestare la copia del signor Pileri, e quindi ho dovuto aspettare di rivederlo per estorcergliela.

Senza però grandi risultati: è vero che c’è stato un intervento di correzione praticamente ovunque, ma ci si è limitati a variazioni ‘stilistiche’ (sic), numerose ma di importanza abbastanza limitata.

A questo punto non mi resta che riportare il testo mancante, per soddisfare l’eventuale desiderio di qualche tigrotto nostalgico. Il testo va inserito fra le seguenti righe del capitolo XII, che sono appunto le ultime quattro di pagina 139 e le prime quattro di pagina 140 dell’edizione Sonzogno, nella posizione indicata dalla linea punteggiata.

Corrado Comini

 

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            Un'altra palla aveva attraversato la piccola nave, smussando un pennone e troncando alcune sartie.

            Mati fissò le cannoniere con occhi feroci, si curvò sul pezzo, regolò la mira, poi diede fuoco.

 

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            --  Mati,  --  disse Yanez al mastro dell'yacht  --  cerca di mettere fuori combattimento anche la terza cannoniera.  --

            -- Sarò ben lieto di di servirvi, signore, ma il tiro non è più diretto poichè essa si tiene ben nascosta dietro le scogliere.  -- 

 

 

 

 

Pagina 147

 

     La detonazione non era ancora terminata di rombare sul mare e di ripercuotersi fra le scogliere, quando la cannoniera che teneva la fila della colonna si arrestò bruscamente.

     La granata l'aveva colpita sotto la tambura di babordo, sgangherandole le pale e le ferramenta.

     Un grande evviva aveva salutato quel colpo maestro.

     --  Ecco Mati che si risveglia,  --  disse Yanez, il quale fumava la sua eterna sigaretta dietro il pezzo ancora fumante.

     --  Questo non è che il principio, mio bravo cannoniere. Vedi di aprirci il passo da questa parte e dare addosso a quella nave sospetta che abbiamo scorto avvicinarsi all'isola. --

     La situazione dell'yacht era tutt'altro che brillante. Yanez, contrariamente alle sue abitudini, si era lasciato sorprendere dentro una profonda baia dell'isola di Pina, la quale però per la sua speciale conformazione lasciava supporre che avesse due uscite.

     Una nave, non ancora bene identificata e che tuttavia aveva l'apparenza d'un incrociatore inglese e di buon tonnellaggio, era stata scorta a ronzare verso le coste settentrionali dei frangenti e ad avanzarsi con estrema prudenza.

     Doveva aver scoperta la seconda uscita ed aspettava che l'yacht, stretto dalle cannoniere, si mostrasse, per dargli battaglia.

     --  Lesto, Mati,  --  gridò Yanez,  --  Ricordati che oggidì il miglior cannoniere deve sparare tutti i suoi pezzi.

     Fracassami quella trottola, dunque.  --

     Un altro colpo di cannone rimbombò a bordo dell'yacht, avvolgendo di fumo tutta la prora.

     Yanez si era curvato innanzi come se avesse voluto seguire la marcia fulminea del proiettile.

     --  Bene, Mati!  --  esclamò.  --  Un altro colpo come questo e noi avremo ragione di queste mignatte.

     Una volta al largo non temo più nessuno, essendo la mia nave la più rapida di tutte.  --

     Mati aveva fatto infatti un colpo più meraviglioso del primo.

     La sua granata aveva colpito la seconda cannoniera, quasi alla linea di immersione, costringendola ad imbarcare acqua in grande quantità.

     Il piccolo legno, che non poteva più manovrare, avendo il suo compagno  di testa  ricevuto  un  terribile  urto nelle ruote, raccolse le sue

 

 

 

 

Pagina 148

 

ultime forze e si gettò sulla scogliera per non andare a picco.

     I pezzi erano però ancora in buono stato e poteva perciò far passare alla tigri di Mompracem un angoscioso quarto d'ora.

     Le tre cannoniere, appoggiatesi alla costa, avevano ripreso il fuoco, alternando proiettili e scariche di mitraglia di nessuna efficacia a tanta distanza.

     Soli i grossi cannoni da caccia dell'yacht potevano avere ancora ragione.

     Qualche palla era passata attraverso alla tolda, cadendo in mare a brevissima distanza, essendo i pezzi degl'inglesi troppo deboli.

     Yanez salì sul castello di prora e si rese un esatto conto della situazione.

     Dei tre legni, due erano stati messi fuori di combattimento, però rimanevano intatte le artiglierie.

     --  La faccenda s'imbroglia,  --  mormorò il portoghese.  --  Se tentassimo l'altra uscita, appoggiandoci sulla flottiglia?

     Orsù, non lasciamoci prendere in trappola come sorci.

     Qui ci vuole un colpo di testa. Kammamuri!  --

     L'indiano, che si trovava sul ponte di comando, accorse alla chiamata.

     --  Amico,  --  gli disse il portoghese,  --  io ho bisogno da te d'un grande piacere.  --

     --  Parlate, signor Yanez.  --

     --  Questa baia a quanto mi pare deve avere due uscite. Vorrei che tu ti recassi al secondo sbocco per dirmi qual'è la nave che cerca di tenerci prigionieri.

     Prendi la baleniera e otto uomini con un lilà: ti potrà servire. --

     --  Va bene, signor Yanez. Potete tener duro qualche ora?  --

     --  Anche fino a stasera.  --

     --  Allora tutto andrà bene.  --

     La baleniera era stata messa in acqua: Kammamuri si mise al timone e la leggiera imbarcazione partì rapidissima, mentre si riprendeva, da una parte e dall'altra, il cannoneggiamento.

     Delle palle di tratto in tratto fioccavano nello specchio d'acqua battuto dalla scialuppa, ma erano palle ormai morte che non potevano più offendere.

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